Situata nel cuore dell’Abruzzo, Sulmona è conosciuta nel mondo per la secolare tradizione nella produzione dei confetti e per aver dato i natali al poeta latino Publius Ovidius Naso, noto semplicemente come Ovidio.

Tempo di lettura 18 minuti

Le prime notizie storiche arrivano da Tito Livio che racconta come la città, nonostante le battaglie perse del Trasimeno e di Canne, rimase fedele a Roma chiudendo le proprie porte ad Annibale.

Durante la nostra visita a Sulmona ci siamo imbattuti in più leggende e la prima riguarda proprio le sue origini.

Si narra che Solimo, esule con il fidato amico Enea dalla città di Troia, dopo un lungo ed estenuante viaggio approdò sulle coste del Lazio.

Lasciato Enea, Solimo decise di spingersi nei territori più interni della penisola finché giunse in un territorio ricco di acque e di selvaggina. Innamoratosi di quei luoghi, decise di fondarvi una città alla quale dette il suo nome: Solimona (Solimo Σωλυμος in greco antico), Sulmona.

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Un weekend a Sulmona - Comune

Cosa vedere

Sulmona è stata una piacevole sorpresa, i lavori di riqualificazione del centro storico del 2018 hanno riportato la città all’antico splendore rendendola una meraviglia che vale la pena vedere almeno una volta nella vita.


L’Acquedotto medievale di Piazza Garibaldi

Grandioso per estensione (circa 100×50 metri) è uno delle più ampi del centro-sud Italia.

Fu edificato nel 1256 durante il regno di Re Manfredi di Svevia e rappresenta la prosperità economica, demografica e culturale che Sulmona aveva raggiunto grazie all’appoggio di Federico II che le aveva riconosciuto un ruolo di primaria importanza.

La fontana del Vecchio

La fontana raccoglieva le acque all’ingresso meridionale della città, a ridosso delle mura più antiche, esisteva già prima del 1474, anno in cui il capitano della città Polidoro Tiberti da Cesena la facesse ricostruire secondo il nuovo gusto rinascimentale.

La parte inferiore è stata modificata ma conserva intatta la parte superiore.

La Chiesa di San Francesco della Scarpa

La chiesa di San Francesco della Scarpa risale al 1241. Nel 1290, per volontà del Re Carlo II d’Angiò venne ampliata diventando la più importante chiesa francescana medievale d’Abruzzo.

La chiesa attuale non corrisponde a quella di età angioina, in gran parte crollata in seguito ai vari terremoti, bensì alla sua ristrutturazione settecentesca. Oggi restano solo parte del perimetro poligonale delle absidi e il monumentale ingresso laterale affacciato su Corso Ovidio.

La fontana di Piazza Garibaldi

Intorno alla metà del XVII secolo si decise di erigere una grande fontana al centro della piazza, che fosse utile al refrigerio dei commercianti nei giorni di mercato, ma il lavoro, per motivi sconosciuti, non venne mai avviato.

Nel 1823 venne finalmente realizzata utilizzando la pietra dello “staffo”, collocata sempre in piazza Garibaldi ed impiegata, oltre che per l’esposizione e la vendita del pesce, anche occasionalmente come pietra della vergogna: qui infatti erano costretti a scoprire pubblicamente il fondoschiena coloro che non potevano, o non volevano, pagare i debiti.

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Un weekend a Sulmona - fontana piazza Garibaldi

La Chiesa ed il Convento di Santa Chiara

La fondazione del monastero di Santa Chiara risale agli anni compresi tra il 1260 e il 1269 ed è uno dei più antichi insediamenti monastici delle clarisse nel Regno di Napoli.

Come la maggior parte degli edifici conventuali francescani, sorgeva al di fuori del nucleo urbano più antico, dove era possibile provvedere all’auto-sostentamento grazie ad un vasto terreno di pertinenza adibito ad orti.

Nell’isolamento della vita monastica le suore si dedicarono a numerose attività artigianali, tra cui, fin dal quattrocento, alla lavorazione artistica dei confetti che nel corso dei secoli ha reso celebre Sulmona nel mondo.

Quando varcherete il primo arco, prima di entrare dal portone di sinistra, osservate la ruota di legno incastonata nella finestra posta alla sinistra del portone: è un sistema costituito da un tamburo rotante di legno posto all’esterno dell’edificio sul quale veniva adagiato il bambino. Una volta fatta girare era possibile per le suore recuperare il neonato abbandonato dall’interno della struttura.

L’edificio è in parte visitabile pagando un biglietto d’ingresso, all’interno troverete il Polo Culturale Civico Diocesano di Santa Chiara – Museo Diocesano di Arte Sacra composto da:

  • La cappella interna per le monache di clausura che da qui potevano, tramite grate, partecipare alle cerimonie liturgiche nella chiesa;
  • Una sala minore;
  • L’ex-refettorio. Le opere conservate vanno dal XII al XIX secolo. Troverete dipinti su tavola e su tela, reperti lapidei, sculture lignee, opere di arte orafa, codici, manufatti tessili;
  • In una ulteriore sala è collocato un bellissimo Presepe artistico in esposizione permanente.

La fontana di Sant’Agata o di Santa Margherita

È realizzata in pietra e la parete di fondo è quadripartita da tre mascheroni, motivi decorativi e, sul lato sistro e destro, rispettivamente lo stemma dei Lannoy e quello civico.

L’insegna dei Lannoy, scudo gotico antico ai tre leoncini coronati, è cinta dal Toson d’Oro, prestigiosa onorificenza accordata dall’imperatore Carlo V a Carlo di Lannoy e, successivamente, al figlio Filippo e ai nipoti Carlo II e Orazio.

Il Palazzo San Francesco sede del Municipio

Il palazzo originariamente era un convento ed era collegato all’omonima chiesa. Quando nel 1809 venne soppresso il Convento, la struttura subì una serie di lavori di rifacimento che lo stravolsero completamente.

La facciata si presenta con un rivestimento in pietra tagliata a punta di diamante, mentre l’interno è caratterizzato da due corti, una delle quali con un ampio loggiato.

Palazzo San Francesco oggi ospita gli uffici comunali di Sulmona ed è visitabile gratuitamente.

Il complesso della Santissima Annunziata

È il monumento più rappresentativo e celebre della città di Sulmona, poiché racchiude molti secoli di storia e di espressioni artistiche. Chiesa ed ospedale furono fondati nel 1320 dalla confraternita laica della Penitenza che aveva scopi assistenziali; grazie poi all’aiuto dei potenti e al contributo della cittadinanza, l’ospedale divenne uno dei più importanti del Regno di Napoli. La costruzione si sovrappose ad alcune preesistenze sacre, in particolare un modesto oratorio dedicato alla Vergine Maria.

Il tutto è visitabile previa pagamento del biglietto d’ingresso che vi consentirà di vedere il Museo del Costume Popolare Abruzzese e Molisano e della Transumanza, la Sezione Archeologica, la Sezione Medievale e Moderna e il Domus di Arianna.

Il Museo del Costume Popolare Abruzzese e Molisano e della Transumanza contenente: stampe, riproduzioni del costume popolare abruzzese maschile e femminile, disegni originali utilizzati per decorare porcellane, incisioni, litografie, acquetinte e acquerelli. Gli abiti rappresentati sono stati quasi tutti riprodotti, grazie al contributo del Lions Club. Oggetti legati al mondo della pastorizia ed in particolare alla transumanza: bastoni, ombrelli e fucili, campane e campanacci, attrezzi per marchiare gli animali o bloccarli per la mungitura, corni per polvere da sparo o caglio, lampade e bottiglie per l’olio, scodelle, oggetti religiosi e libri e, infine, manufatti in legno prodotti dagli stessi pastori per utilità o passatempo;

La Sezione Archeologica: il percorso archeologico inizia al piano terra con la sala dedicata al periodo preromano, dove sono esposti numerosi reperti di epoca preistorica, protostorica ed italica. Il materiale copre il periodo compreso dai 500.000 ai 2.000 anni fa e illustra il passato del territorio. Il percorso procede poi con l’esposizione di testimonianze del Paleolitico, Neolitico, delle Età del Rame, del Bronzo e del Ferro;

La Sezione Medievale e Moderna: la collezione medievale e moderna si trova al primo piano e si sviluppa su cinque sale. Troverete la sala “del Cavaliere”, dedicata alle armature della Giostra Cavalleresca, contenente l’esposizione di reperti lapidei che vanno dal XII al XVI secolo; la sala intitolata a “Giovanni da Sulmona” che ospita una importante raccolta di dipinti su tavola e sculture, e la sala “degli Affreschi” con la vetrina delle oreficerie e una serie di affreschi recuperati da chiese ed edifici della città. Arriverete poi alla sala “dei Catasti” dove sono custoditi dei manoscritti, arredi sei-settecenteschi ed alcuni ritratti di abati celestini. Il percorso si conclude nella sala “Celestiniana”, dove è esposto, insieme a due dipinti cinquecenteschi, l’importante gruppo di tele provenienti dall’Abbazia;

Il Domus di Arianna. Nel livello inferiore, a circa 1,80 metri di profondità si trovano i diversi ambienti che costituivano la ricca dimora, quasi tutti con pavimento rivestito a mosaico con tessere bianche e fascia perimetrale nera. I cinque ambienti della casa erano situati attorno ad una piccola corte interna dove probabilmente alloggiava una vasca per la raccolta delle acque piovane. La maggior parte delle pareti di epoca romana sono andate perdute sebbene alcune siano ancora ben visibili. Su dei pannelli a parete sono state parzialmente ricomposte le pitture che abbellivano la domus con rappresentazioni di miti e simboli, troverete anche una megalografia che ritrae la sacra unione di Dioniso e Arianna e la disputa tra Eros e Pan. All’interno delle vetrine, allestite lungo il percorso, sono esposti i reperti e altri manufatti: frammenti di maioliche, monete, oggetti decorativi e d’uso quotidiano.

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Un weekend a Sulmona - Museo del Costume Popolare Abruzzese e Molisano e della Transumanza domus di Arianna

La casa Liberty in Viale Roosevelt

Si tratta di un’elegante palazzina degli anni ’20: alla fascia del basamento in pietra grigia fa da contrappunto la muratura ad intonaco chiaro per lasciar poi il posto alla porzione del prospetto decorata ad intonaco ocra.

Al piano nobile corre un’elegante fascia decorata con motivi vegetali e geometrici dai toni chiari che risaltano sul fondo di color cotto. Vi incanteranno le elaborate ringhiere in ferro battuto utilizzate nei balconi, nei sopraluce dei portoni e nelle finestre del piano terra.

Il Monumento ai caduti in piazza Tresca

Il monumento è stato costruito per celebrare i caduti sulmonesi nella prima guerra mondiale. Sul lato principale è rappresentato un bassorilievo bronzeo di un uomo giacente, con accanto al dea Vittoria e su ogni lato le corone d’alloro in bronzo.

Il parco comunale

Il giardino, conosciuto con il nome di Villa Comunale è uno spazio verde di 800 metri con un viale perimetrale alberato e numerose aiuole con vialetti in ghiaia. All’interno sono inserite due ampie peschiere circolari in pietra con colonna centrale in tufo da cui l’acqua zampilla e si riversa nella vasca sottostante.

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Un weekend a Sulmona - parco comunale

La Cattedrale di San Panfilo

La cattedrale è intitolata a San Panfilo Vescovo protettore della città ed è il più antico tempio di Sulmona. Secondo la tradizione fu edificata nell’VIII secolo sulle rovine di un tempio pagano dedicato ad Apollo e Vesta.

Una leggenda però racconta una storia diversa.

Questa leggenda popolare narra che Panfilo, da giovane, convertitosi al cristianesimo, fu ripudiato dal padre che era di religione pagana.

Preso da una violenta crisi di follia per la scelta del figlio, meditò un crudele piano: obbligò Panfilo a salire sopra un carro trainato da buoi e a scendere da Pacile (adiacente a Sulmona) fino alla valle del fiume Gizio, pur sapendo che la montagna era impraticabile e che difficilmente il giovane si sarebbe salvato.

Panfilo partì e all’improvviso, durante il percorso, apparvero degli angeli in suo aiuto trasformando gli zoccoli dei buoi e le ruote del carro. Invece di scivolare e precipitare, gli zoccoli e le ruote affondarono nel terreno conducendolo a valle lentamente. Il giovane terminò così la sua penitenza, arrivando sano e salvo con l’ammirazione di tutti i paesani.

In seguito fu nominato alla guida della diocesi. I segni e le orme degli zoccoli dei buoi e delle ruote del carro sono ancora visibili e si pensa che siano lì per dimostrare il miracolo ricevuto. San Panfilo visse tra il 600 e l’inizio del 700 d.C. e morì a Corfinio.

Quattro chierici ne ritrovarono il corpo ma, mentre lo riportavano a Sulmona, esso divenne pesante come pietra costringendo i sacerdoti a fermarsi stanchi e assetati. Quello fu il posto in cui il santo scelse di essere seppellito.

All’improvviso apparve miracolosamente una fontana e, gridando al miracolo, venne costruita in quel punto la cattedrale oggi conosciuta a tutti con il nome di San Panfilo.

Il terremoto del 1706 danneggiò gravemente la cattedrale: crollarono le sagrestie e subirono danni notevoli il campanile trecentesco e l’adiacente palazzo vescovile, non più ricostruiti.

Delle strutture più antiche scampate alle distruzioni permangono ancora oggi: l’impianto planimetrico e il colonnato romanico, la cripta e parte del rivestimento esterno in pietra delle imponenti absidi semicircolari ed il piccolo portale situato nel fianco sinistro dell’edificio risalente al ‘200.

La Chiesa San Filippo Neri

L’aspetto più rilevante della chiesa è costituito dalla facciata, appartenuta alla scomparsa chiesa gotica di Sant’Agostino, eretta nel 1315. Tra il 1883 e il 1885 le autorità decisero di preservarne il prospetto prima del crollo totale.

Le operazioni di smontaggio e ricomposizione apportarono l’aggiunta un alto basamento con gradinata mentre il portale fu invece ricostruito fedelmente e costituisce oggi uno dei più pregevoli esempi di arte gotica in Abruzzo. Al centro dell’architrave un bassorilievo ritrae un agnello crocifero e sui lati sono dipinti quattro stemmi di difficile lettura a causa del deterioramento.

La Chiesa della Madonna del Carmine

La chiesa della Madonna del Carmine fu eretta nel 1225 per volere di Gentile di Gualtiero di Benedetto Pagano in una zona esterna alla città, fuori Porta Salvatoris. Inizialmente intitolata a Sant’Agata, fu ceduta dal Pagano al Capitolo di San Pietro di Roma e, successivamente, da questo passò al Capitolo della Cattedrale di Sulmona dietro un canone annuo.

Divenne poi parrocchia e intorno ad essa si sviluppò, a partire dal XIII secolo, il nuovo borgo della città di Sulmona, successivamente racchiuso dalla cinta muraria medievale.

Questa è l’ultima Chiesa che siamo riusciti a vedere Sulmona delle 24 presenti!

La statua di Ovidio in Piazza XX Settembre

Il monumento ad Ovidio è molto importante da un punto di vista simbolico poiché, oltre che un omaggio al poeta, rappresenta la cultura locale. Sul basamento della statua è incastonata una piastra in cui è possibile ancora leggere i versi dei Tristia:

«Qui giaccio io, Nasone, che scherzando, cantai teneri amori e trovai la morte per il mio talento. Non ti sia di peso, o passante, se mi hai amato, dire: le ossa di Nasone abbiano dolce riposo».

Ed anche sul poeta Ovidio abbiamo una leggenda da raccontare.

La leggenda narra che il poeta Ovidio fosse perdutamente innamorato di una bella fanciulla dal cuore freddo come il ghiaccio e duro come un diamante.

Non riuscendo a conquistarla, viveva nella speranza che un giorno sarebbe arrivato il tanto atteso colpo di fulmine. Durante l’estenuante attesa Ovidio abbandonò la casa paterna e si rifugiò nel bosco di Angizia dove, studiando giorno e notte, imparò le arti magiche per poter conquistare la fanciulla. Si servì dei suoi incantesimi per offrirle doni preziosi a discapito degli onesti abitanti della vallata.

Accumulò grandi ricchezze spaventando e bistrattando la popolazione locale fino a che il Re, sdegnato e irritato, lo relegò in un paese lontano, dove la solitudine e la povertà lo riportarono a prendere la retta via.

La Statua San Celestino

Situata nello slargo tra corso Ovidio, via della Pace e Vico Spezzato (Borgo di S. Maria della Tomba), la statua è in bronzo a grandezza naturale ed è stata fortemente voluta dalla città onorata di aver avuto questo suo figlio così illustre: un Santo di straordinaria levatura umana, morale e spirituale.

Porta Napoli

Ci sono ben otto porte da vedere a Sulmona: Porta Bonomini, Porta di Santa Maria della Tomba, Porta Filiamabili, Porta Japasseri, Porta Molina, Porta Napoli, Porta Pacentrana, Porta Romana, Porta Saccoccia, Porta Sant’Antonio Abate ed anche la Cinta muraria.

Noi siamo riusciti a vedere solo Porta Napoli per mancanza di tempo!

Porta Napoli fu edificata tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo per far fronte alle nuove esigenze difensive dell’abitato urbano conseguenti all’imponente crescita demografica e all’espansione urbanistica che Sulmona aveva avuto durante il periodo della dominazione sveva (sec. XIII).

Denominata in precedenza Porta Nova, forse perché posta sulla direttrice dell’antica Via Nova, difendeva l’ingresso sud della città ed era posta sull’importante asse stradale di collegamento con Napoli, capitale del Regno.

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Un weekend a Sulmona - porta Napoli

Museo Pelino dell’Arte e della Tecnologia Confettiera

Fondato nel 1988 e riconosciuto monumento nazionale dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali nel 1992, il museo è allestito sui due piani della bella palazzina liberty della fabbrica di confetti Mario Pelino, una delle più antiche e prestigiose di Sulmona. Illustra e riassume la storia della produzione confettiera attraverso rari cimeli storici in mostra nelle tre sale espositive: strumenti per la gestione amministrativa, antichi macchinari, attrezzature ed utensili, una ricca collezione di bomboniere, citazioni, diplomi e riconoscimenti.

Complessivamente un omaggio ai maestri confettieri che hanno dato vita, dal tardo Medioevo in poi, alla produzione artigianale che ha reso Sulmona celebre nel mondo. Suggestiva la ricostruzione di un laboratorio settecentesco con strumenti d’epoca.

All’interno della fabbrica è presente un’area dedicata alla vendita ad un costo decisamente inferiore rispetto ai negozi della zona e dalla qualità indiscutibile, quindi dovete sapere che questo è il posto dove comprare i confetti!

L’Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone

L’abbazia sorse intorno alla metà del XIII secolo alle pendici del Monte Morrone, ad opera del futuro Papa Celestino V, con l’ampliamento di una cappella preesistente dedicata a Santa Maria del Morrone e successivamente, verso il 1268, con la costruzione di una nuova chiesa intitolata allo Spirito Santo e dell’annesso convento.

Nel 1293 divenne sede dell’Abate generale dell’Ordine dei Celestini, fondato dallo stesso Fra’ Pietro; l’anno seguente, con l’ascesa di quest’ultimo al soglio pontificio, il monastero ricevette molti privilegi e proprietà, acquisendo notevole importanza.

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Un weekend a Sulmona - Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone
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Un weekend a Sulmona - Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone esterno

Nel XVI secolo il complesso venne restaurato ed ampliato e nel 1596 fu dotato di un campanile. Il terremoto del 1706 lo distrusse quasi interamente, in seguito furono compiute modifiche consistenti e ulteriori durati quasi trent’anni, come documenta la data sull’orologio della chiesa.

Agli inizi dell’Ottocento, con la soppressione della Congregazione dei Celestini, il monastero fu gestito dal Real collegio dei tre Abruzzi, poi divenne un Ospizio, poi passò alla Real Casa dei Mendici dei tre Abruzzi, fino ad approdare, nel 1868, al suo definitivo utilizzo come Istituto di pena.

Dal 1998 l’abbazia è stata assegnata al Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è sede delle Soprintendenze regionali B.A.P. e B.S.A.E. e dell’Ente Parco Nazionale della Majella.

Il Santuario di Ercole Curino

Questo Santuario si trova tra l’Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone e l’Eremo di Sant’Onofrio. L’entrata è gratuita.

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Un weekend a Sulmona - Santuario di Ercole Curino

Gli scavi, iniziati nel 1957, avevano fatto inizialmente ipotizzare che vi fosse la villa di Ovidio, originario proprio di Sulmo, ma rivelarono poi il sito di un santuario italico, dedicato a Ercole come dimostrano il tipo di materiale rinvenuto e le iscrizioni di dedica. Il santuario di Ercole Curino si articola su due terrazze:

  • Sulla terrazza inferiore si trovano quattordici ambienti, probabilmente locali di servizio. Tutti gli ambienti presentano la traccia della volta a botte, tranne che ai due estremi che fungevano da tromba per le scale per la terrazza superiore dove si trovava un porticato in marmo colonnato con tre bracci e la gradinata che conduce al sacello. Su uno dei ventuno gradoni è rappresentato, in rilievo, un simbolo fallico che aveva la funzione di allontanare il malocchio e gli influssi maligni.
  • La terrazza superiore ospita il Sacello, il quale risale al periodo fra il II ed il I secolo a. C., presenta un donario in pietra per raccogliere le offerte ed una fonte. All´interno del tempietto, perfettamente conservato grazie alla frana che l’ha seppellito, le pareti sono decorate da pannelli stuccati policromi, mentre sul pavimento si può ammirare un mosaico che disegna un intreccio di tralci di vite, delfini, torri ed onde. Sulla soglia è disegnato un fascio di folgori, attributo di Giove.
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Un weekend a Sulmona - Santuario di Ercole Curino vista dal giardino adiacente

L’Eremo di Sant’Onofrio

Fondato nel 1293 da Frate Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, che lo dedicò all’eremita Sant’Onofrio, l’eremo è collocato a 600 m di altezza su una ripida parete di roccia ma è facilmente raggiungibile attraverso un sentiero percorribile a piedi in circa un’ora con un andamento tranquillo.

Vi garantiamo che, durante questa escursione, avrete la possibilità di ammirare un paesaggio mozzafiato!

In questo luogo aspro e solitario il Santo, di ritorno dalle solitudini dell’Orfento nel 1293, trascorse poco più di un anno finché proprio qui, nell’agosto del 1294, lo raggiunsero i cinque legati del conclave con il sovrano Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, per annunciargli la sua elezione a pontefice. Con l’abolizione dell’ordine religioso nel 1807 il romitorio venne abbandonato, anche se in seguito continuò ad essere sporadicamente frequentato da vari eremiti, che si presero cura del luogo.

Il complesso fu gravemente danneggiato nel 1943 durante la II Guerra Mondiale ed in seguito restaurato. La successiva ricostruzione, pur mantenendo intatta la planimetria, ha comunque radicalmente modificato l’aspetto esterno.

Qui troverete la chiesa, l’oratorio, le celle e la grotta:

  • La chiesa. Nonostante le ristrutturazioni, l’eremo ha mantenuto tutta la sua suggestione di luogo aspro e inaccessibile. Un breve passaggio porticato immette in un piazzaletto dal quale si accede alla chiesa, che conserva sulle pareti resti di affreschi quattrocenteschi raffiguranti Cristo Re e Il Battista e, in basso, pitture devozionali di epoca più recente. Considerevole è il soffitto ligneo del 1400.
  • L’oratorio. In corrispondenza della parete di fondo della chiesa, di fronte all’ingresso, è ricavata una piccola cappella o oratorio rivestito da affreschi: sulla parete di fondo è rappresentata la Crocifissione con ai lati la Madonna e San Giovanni Evangelista; nella lunetta sovrastante è dipinta una Vergine col Bambino su fondo azzurro; nella lunetta di ingresso sono raffigurati San Benedetto tra i Padri eremiti Mauro e Antonio. Il soffitto è coperto da una volta a botte dipinta in azzurro e decorata da stelle a otto punte. Sulla parete di sinistra compare un altro affresco (sec. XIV) che ritrae Celestino in abito monastico e mantello bianco, con la tiara papale e la palma del martirio. Al centro è collocato un antico altarino molto semplice in pietra con su scolpito un rozzo crocifisso che, secondo la tradizione, sarebbe stato consacrato dallo stesso Celestino V durante la messa che celebrò qui in abiti pontificali prima di recarsi a Napoli.
  • Le celle. A destra dell’oratorio si apre un corridoio su cui affacciano le celle di fra’ Pietro e di Roberto da Salle che costituiscono il nucleo abitativo originario dell’eremo. In fondo al corridoio si trova una nicchia affrescata con una Crocifissione e, ai lati, due coppie di Santi tra i quali un San Pietro Celestino raffigurato con le vesti pontificali e il triregno. Sulla sinistra, attraverso una scalinata, si arriva al piano superiore, dove si trovano altri locali di servizio ed una terrazza panoramica dalla quale i fedeli, durante i pellegrinaggi o in concomitanza con alcune ricorrenze religiose, sono soliti lanciare sassi a simboleggiare l’allontanamento dalle tentazioni.
  • La grotta. Nella zona sottostante all’eremo si apre una piccola grotta scavata nella pietra, in cui il Santo si ritirava in preghiera e dove ancora oggi i fedeli praticano la strofinazione rituale, o si bagnano con l’acqua di stillicidio, per ottenere la guarigione dai mali.

Dove dormire

Noi abbiamo scelto il B&B l’Annunziata, in via Paolina 17. Abbiamo passato il weekend di San Valentino a Sulmona in questo B&B, eravamo in compagnia di amici con le stanze una di fronte all’altra e siamo stati benissimo. Il proprietario è simpatico e disponibile, ci ha consigliato tantissime cose da fare, cosa vedere, dove mangiare. L’appartamento è molto carino e pulito, dotato di angolo cottura, acqua calda, riscaldamento/condizionatore.

Si trova in pieno centro storico, uscendo dal vicolo ci si trova di fronte al Complesso della Santissima Annunziata. Lo consigliamo vivamente.

Contatti: Bed & Breakfast L’Annunziata

Via Paolina 17, 67039 Sulmona (AQ). Telefono (+39)338 9494940. Email info@bandbsulmona.com, sito internet http://www.bandbsulmona.com/

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Un weekend a Sulmona - Bed & Breakfast L’Annunziata

Dove mangiare

Mangiare a Sulmona significa gustare le vera cucina della Valle Peligna che è basata su piatti dalla tradizione antichissima che mette in risalto i sapori autentici dei prodotti del territorio.

Tutti i ristoranti propongono prevalentemente piatti che vengono cucinati con materie prime di qualità provenienti dagli allevamenti e dalle terre circostanti. Noi abbiamo mangiato benissimo e siamo stati:

  • Trattoria Don Ciccio Sulmona in Corso Ovidio, 79/81 Tel (+39) 0864 660973
  • Ristorante Buonvento in Piazza Plebiscito, 21/22 Tel (+39) 0864 950010
  • Camilla’s bistrot in Piazza Giuseppe Garibaldi, 14 Tel (+39) 392 360 7384.

Cosa comprare

Ovviamente i confetti!

Sciolti o in confezioni artistiche, i confetti sono utilizzati per creare vere e proprie sculture raffiguranti fiori classici, fiori campestri, frutta, personaggi fantasia, bouquet e composizioni per ogni tipo di festa o anniversario.

La tisana della Majella e la tisana di Ovidio

Non famosa come i confetti è la tisana della Majella che racconta i profumi e i colori delle montagne d’Abruzzo; si tratta di una miscela a base di malva, finocchio, anice verde e sambuco, ideata e realizzata per fronteggiare in modo del tutto naturale problematiche diverse, dal gonfiore addominale alla cattiva digestione, passando anche per altri piccoli e fastidiosi disturbi di stomaco e intestino. Questo preparato è realizzato con gli ingredienti che nascono spontaneamente in campagna e, in particolare, sui sentieri che conducono sulla Majella di cui, non a caso, porta anche il nome.

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Un weekend a Sulmona - tisana della Majella

La tisana di Ovidio che in realtà è un filtro d’amore. Concepita e brevettata appositamente per il Bimillenario del 2017, la Tisana di Ovidio è composta da una miscela di erbe toniche e afrodisiache, energizzanti, piccanti: il rosmarino, il basilico, il peperoncino, il papavero. Quest’ultimo tinge di rosso l’infuso, facendolo somigliare a un buon bicchiere di vino caldo.

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Un weekend a Sulmona - tisana di Ovidio

Entrambe le tisane sono frutto della fantasia e della creatività dell’erborista sulmonese Margherita Ruscitti, proprietaria della storica erboristeria “Margherita” situata nel centro storico della città.

Infine, lungo Corso Ovidio, vi imbatterete in numerosi negozietti dove bottegai artigiani confezionano vere e proprie opere d’arte. Le lavorazioni più comuni sono quelle di rame, legno, ceramica, lana e pietra.

Eventi da non perdere

L’antica e unica processione del Venerdì Santo

Il primo corteo prende il via il pomeriggio in cui sfila il simulacro del Cristo morto e quello della Madonna che Scappa vestita di nero. Apre il corteo la banda locale che esegue la celebre marcia funebre del Vella. Viene comunemente chiamata “piccola processione” per distinguerla da quella serale che rappresenta il secondo dei due eventi.

In capo al corteo sfila “il Tronco”, grande croce di legno adornata da un telo di velluto rosso, portato in braccio da uno dei confratelli che, a sua volta, è seguito dagli altri confratelli che sfilano imbracciando i caratteristici “fanali” argentati di epoca settecentesca. Sfilano anche i bambini che rappresentano il futuro dell’Arciconfraternita e che, a loro volta, sono muniti di croce, lancia, martello, chiodi e tenaglie.

Vi è spazio anche per circa 120 cantori che intonano il “Miserere” di Barcone e Scotti. Sopra un catafalco in argento, decorato con eleganti tessuti e veli, è agiata la statua del Cristo morto con i trentatré garofani rossi donati dai confratelli.

Chiude il corteo la statua della Madonna addolorata, vestita con un abito totalmente nero. Una volta che la processione giunge alla chiesa di Santa Maria della Tomba, dal campanile della stessa fuoriesce una cascata di luci che rappresenta, secondo la fede cristiana, il Cristo che libera i fedeli dai peccati.

Curiosità

I confetti di Sulmona sono scelti dai reali di Inghilterra Carlo e Diana, Harry e Meghan e dai reali del Qatar, Aisha e Fahad.

Stando ad una supposizione, durante il periodo romano, Leonardo da Vinci avrebbe visitato l’Abruzzo e deciso di utilizzare la carta prodotta con la rinomata gualchiera di Celano per realizzare alcuni suoi disegni e forse per uno dei suoi codici, il manoscritto apografo Codice Lauri.

Nel 2018 Sulmona si è classificata al primo posto tra le città più belle d’Italia da vedere d’inverno.

Il nostro consiglio

Non perdetevi la Transiberiana d’Italia. Un percorso su un treno storico lungo binari antichi che attraversano l’Appennino abruzzese e molisano, tra paesaggi innevati e panorami mozzafiato. Un percorso incredibile che parte da Sulmona attraversando paesaggi naturali e piccoli borghi di montagna. Potrete viaggiare a bordo di un convoglio storico con carrozze “centoporte” e “terrazzini” realizzate tra il 1920 e 1930, trainate dal locomotore diesel D445.1145. Se volete salire sullo storico treno, dovete assolutamente prenotare il vostro posto con largo anticipo! Noi abbiamo tentato di acquistare i biglietti un mese prima ed erano già terminati. Il sito per acquistarli è https://www.latransiberianaditalia.com/

Abbiamo passato tre giorni a Sulmona ma questa meraviglia abruzzese offre talmente tanto che vale la pena di programmare almeno una settimana.

Infine, se avete ancora tempo a disposizione, andate a visitare Celano e Popoli che sono spettacolari!

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Un weekend a Sulmona - mappa
Sulmona – Celano – Popoli
Ciao da Cris e Marco del blog in giro in giro

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